Tra Bodoni e la Nebiolo, i cento anni perduti della tipografia italiana

March 16, 2019
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Possiamo definire la tipografia italiana dell’Ottocento come l’arco temporale che va dalla morte di Bodoni (1813), ultimo artigiano–tipografo di influenza settecentesca, fino alla nascita della società Augusta (successivamente Nebiolo) nel 1908, prima grande industria legata alla produzione di caratteri e macchine da stampa. Nonostante il periodo sia compreso tra due pietre miliari della tipografia italiana, molto poco si sa di cosa è successo tra i due eventi. Come si è passati dalla produzione artigianale alla prima grande industria tipografica? Esisteva una produzione nostrana di caratteri tipografici? Quali erano le fonderie di caratteri di riferimento nella penisola?

Per ricostruire questi cento anni perduti bisogna fare affidamento principalmente a fonti coeve quali campionari di caratteri, riviste tipografiche, manuali, bollettini industriali e testi degli studiosi dell’epoca.
Tra questi, gli esemplari più interessanti sono ovviamente i campionari di caratteri. Ne troviamo di due tipologie: quelli impressi dagli stampatori, il cui scopo era mostrare le possibilità a disposizione dei clienti delle loro stamperie, e quelli realizzati dalle fonderie di caratteri, destinati agli stampatori che volessero arricchire il loro catalogo. Per i primi, che sono la maggior parte, abbiamo poche notizie sull’origine dei caratteri: solo raramente sono menzionate le fonderie, a volte troviamo solo generiche note su “caratteri francesi” o “caratteri tedeschi”. I campionari delle fonderie sono più rari ma molto interessanti, perché non solo ci fanno capire il gusto e le mode dell’epoca, ma altresì la qualità della produzione. Purtroppo molte delle fonderie locali acquistavano le matrici all’estero e si limitavano a fondere i tipi in piombo. I disegni originali erano rarissimi. “In tutte le principali città italiane si contava una e anche più fonderie. Alcune tipografie ne avevano anche in proprio. Con tutto ciò i tipi che ne uscivano non potevano reggere al confronto coi tipi stranieri”. Così scriveva l’editore Gaspero Barbèra (1810–1880) nelle sue memorie.
Prima della proclamazione del Regno d’Italia (1861) la penisola era divisa in vari stati, il commercio rallentato dai dazi e la stampa soffriva le limitazioni della censura. I campionari di questo periodo non presentano disegni originali ma copie ed interpretazioni delle mode e del gusto europeo, principalmente
francese e tedesco. Le fonderie di caratteri dalla produzione interessante sono poche: a Bologna gli Amoretti–Negroni, che lavorarono per un periodo con Bodoni stesso, Wilmant e Commoretti a Milano, Alessandri a Firenze.

L’influenza di Bodoni, la cui produzione era destinata a un’élite, è molto limitata: i primi editori ottocenteschi, il cui scopo era diffondere la conoscenza e creare una cultura unitaria per il paese in via di unificazione, guardavano oltralpe. Con l’Unità d’Italia tutto cambia molto velocemente: il nuovo regno
ha bisogno di libri in maggiore quantità e varietà, anche nell’editoria scolastica; si torna a discutere di qualità della produzione tipografica e si stampano manuali (Pozzoli scrive il Nuovo manuale di tipografia nel 1861); si consolidano i poli industriali nel nord. I campionari di fine secolo sono di maggiore qualità e varietà e rispecchiano la migliore capacità tecnica della produzione italiana. I caratteri presentati coprono tutte le tipologie di disegni di moda del periodo, ma ancora nessuno di essi è completamente originale. Quasi tutte le principali fonderie italiane confluiscono nelle due grandi concorrenti, la Nebiolo a Torino e l’Urania a Milano, che si fonderanno nel 1908 a formare la Società Augusta, “Unione nazionale fonderie caratteri e fabbriche macchine [da stampa]”. Si compie così il passaggio delle fonderie da botteghe artigiane a grande fabbrica dal respiro internazionale.

Text written for the exhibition:
“Segni esemplari. Manuali tipografici, campionari di caratteri e manifesti per una piccola panoramica sulla scrittura stampata”
Curated by Silvana Amato.

Parma, Palazzo della Pilotta, Biblioteca Palatina


March 16th to May 18th 2019.